DINO VENTURA

Per descrivere Dino Ventura dovremmo partire dalla sua famiglia. Suo nonno pittore, artista dei fiori e dei tramonti che ha spalmato la sua arte tra il Centro America e la Puglia fino all’età di 86 anni. Un fratello anch’egli artista figurativo. Dino inizia la sua carriera da giovanissimo come fumettista ma poi, influenzato dai colori e l’odore di trementina e olio dello studio del nonno, inizia la sua prima esperienza con il colore sulla tela direttamente verso l’astratto. Nel 1980 la sua prima partecipazione alla mostra “ Il Pendio” a Corato (BA), sua città natale, e poi nel 1981 e 1982 riceve la sua prima menzione per originalità dell’uso del colore.

La sua non è una vera e propria ispirazione, ma sicuramente segue le sensazione del momento e lo stato d’animo, sentendo il bisogno di tanto colore o la semplicità del bianco accostato ad elementi materici semplici che riflettono quello che lo circonda, dentro e fuori.

La sua poetica si basa sull’uso della parola inserita nelle opere. Non “frasi a caso”, raccontano il quotidiano, raccontano il suo stato emozionale e spesso nascono dalla lettura di poesie da cui trae frasi aperte rivolte all’osservatore che dovrà farle sue e continuarne la frase in base alla sua esperienza o situazione emotiva. Così le suo opere divengono “opera personale”. Anche i suoi codici numerici fanno parte di un progetto di 1000 quadri iniziato nel 2009 che oltre ad avere un ruolo di codifica, rientrano nella sviluppo dell’opera divenendo protagonisti.

Tecnicamente Dino Ventura predilige la spatola, e gli acrilici, raramente i pennelli. La spatola, gli consente quella libertà di imprimere e muovere il colore con una gestualità più libera e istintiva, principalmente usata su tela bagnata quasi come un affresco, per questo le sue opere nascono di istinto e molto veloci prima che il colore si asciughi. Anche l’uso di materiali semplici come la carta, il sacco, cartoni, plastiche, bitume, cera e foglia oro, rientrano tra i suoi materiali preferiti, che, accostati ai colori, prendono vita donando personalità all’intera opera. Il materiale povero e di scarto diviene protagonista.

Una esperienza che lo ha cambiato molto, è stata vivere per quattro anni in Nicaragua. In quel paese si è confrontato con vari artisti ed ha partecipato a molte collettive e varie personali in gallerie internazionali. I colori, i profumi, la gente, i sorrisi, i tramonti, la vegetazione sgargiante e rigogliosa, lo hanno spinto a usare il colore in modo diverso per comunicare gioia e positività. Infatti,dopo questa evoluzione, non sono mancati i premi e i riconoscimenti a tutti i livelli, sia nelle gallerie con cui ha collaboro che durante la partecipazione ad eventi internazionali. Oggi la sua ricerca è in continuo sviluppo.

LE OPERE

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