Tommaso Dognazzi 

Tommaso Dognazzi ha scelto di affidarsi alla vasta tradizione del revisionismo artistico, successivo alla crisi dei fondamenti che segue alla scoperta delle geometrie non euclidee. Curve, punti, rette, circonferenze. Entità semplici e riconoscibili da tutti, sin dalla più tenera infanzia, che tuttavia sono state spazzate via dall’arte alla luce dell’utilizzo di iperboli, coni e geoidi. Cosa fare? All’ombra del Torrazzo, Dognazzi sviluppa un’autentica passione per l’astrattismo, la risposta più felice alla fine delle certezze bimillenarie delle forme di base dell’arte. Sin dalla più tenera età è a stretto contatto con i lavori di assoluti maestri. Un nuovo genere di arte geometrica è stato originato da esponenti come Tornquist e Le Parc. La sua produzione non sfugge, nel solco di un’originale continuità, a queste indicazioni: l’arte è soprattutto razionalità, nei suoi primi approcci di oltre trent’anni di ricerca costante. Milano, Bologna, Genova sono i luoghi dove vive ed espone. Le architetture di queste grandi città italiane lo ispirano a far uscire dalle proprie tele non solo la pulizia della razionalità, ma anche il dinamismo di spazi e forme. I suoi quadri, le sue opere sono più che mai un autentico “compito di realtà”. Così, possiamo scorgere fiammiferi intersecati, ma anche la volontà di sondare il genoma umano e la catena cromosomica, di immaginare rondelle d’acciaio, viti e stuzzicadenti che si frantumano. Non poteva mancare il ritorno alla sana provincia lombarda da cui proviene e da cui ereditare la pulizia tecnica di archi ed assi viari urbani. La sua più recente e grande sfida è stata esporre e vivere nell’ambiente veneziano, per rendere internazionale l’eco delle sue scoperte e ricerche artistiche. Le sue personali sono esposte in Italia come all’Estero e fanno parte, accanto ai più quotati artisti del genere, di collezioni permanenti di diverse gallerie.